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Napolitano contro l’euro, quando venne proposto all’Italia fece una profezia

Vi ricordate di quando Giorgio Napolitano si schierò apertamente e aspramente contro l’euro? Ecco la profezia che fece sull’Italia

Ebbene sì, forse non molti lo ricordano perché ormai è senza dubbio passato molto tempo, ma in realtà fu un evento molto importante e con una risonanza impossibile da ignorare o sottovalutare.

Giorgio Napolitano contro l’euro – machedavvero

Era, infatti, l’anno 1978 quando, nella giornata del dodici dicembre, ci si preparava alle prime Europee. Tutti erano in attesa e soprattutto incuriositi di scoprire quello che, di lì a pochi mesi, sarebbe successo e soprattutto sarebbe stato deciso.

Ma, a sorpresa, a ottenere tutta l’attenzione e i riflettori è stato proprio Giorgio Napolitano con le sue decise ma forti dichiarazioni contro l’euro.

Profezia, quando Napolitano si schierò contro l’euro

In occasione delle imminenti e prime Europee, infatti, il dodici dicembre il presidente del Consiglio, Giulio Andreotti, si presenta di gran fetta alla Camera. Il suo obiettivo era quello di comunicare una notizia che avrebbe, senza dubbio, cambiato tutti i nostri destini e anche la storia e il futuro del nostro Paese. L’Italia, infatti, a partire dal primo gennaio sarebbe entrato a far parte del Sistema monetario europea, con un un regime di scambi fissi tra monete comunitarie. Una dichiarazione, la sua, che senz’altro lascia tutti molto sorpresi vista la reticenza dell’Italia fino a quel momento e che manda in crisi tutto il governo.

Giorgio Napolitano contro l’euro – machedavvero

Di certo, in questo clima di confusione e soprattutto di incertezza, è impossibile dimenticare le parole di Giorgio Napolitano, all’epoca ancora ben lontano dall’essere il nostro capo di Stato e solo dunque responsabile economico del Pci. Per poter accettare questo cambiamento, spiega, sarebbero dovute essere necessarie ben tre condizioni: ovvero garanzie sui tassi di cambio, sui prestiti del Fmi e delle misure di trasferimento di risorse che potesse aiutare le economie più deboli.

Alla luce di queste tre condizioni, spiega ai tempi con estrema chiarezza Giorgio Napolitano, l’Italia si sarebbe vista costretta in un certo senso a mordersi la lingua. Questo perché si sarebbe dovuto accettare di subire un apprezzamento della lira e un sostegno artificiale alla moneta, e soprattutto a intaccare l’attivo della bilancia dei pagamenti. Insomma, tutto questo non può che tradursi in un’inevitabile perdita per i prodotti e le esportazioni del nostro paese. Il suo è senza dubbio un punto di vista ben deciso ma, in un certo senso, anche piuttosto catastrofico. Ma che, se guardato con gli occhi di oggi, appare quasi essere profetico.

Simona Contaldi

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