Niente inchiostro e cartucce: questa stampante produce pelle umana viva

Pubblicato il giorno

da Floriana Vitiello

nella categoria: News

E se ti dicessi che hanno inventato una stampante 3D che stampa pelle umana viva? No, non è fantascienza ma un incredibile passo avanti nel settore delle biotecnologie.

Questa tecnologia prevede la stampa strato dopo strato di cellule umane contenute in “inchiostri” biologici. È quindi necessaria una fase di crescita cellulare per produrre un tessuto funzionale. “Oltre al fatto che possiamo ottenere una pelle dotata di determinate funzioni , la bioprinting permette di accelerare il tempo necessario alla maturazione dei tessuti di un fattore 2 o 3 rispetto alla tecnologia in vitro”, sottolinea Christophe Marquette.

Sampante 3D di pelle umana
Sampante 3D di pelle umana – Machedavvero.it

Finora limitato allo sviluppo di modelli di pelle umana, destinati in particolare all’industria cosmetica per valutare i suoi prodotti in laboratorio, il bioprinting sta ora cercando i suoi successi nelle applicazioni terapeutiche. “Da due anni adattiamo la nostra tecnologia per curare pazienti con problemi di guarigione, ad esempio per gravi ustioni, in caso di ferite croniche o ulcere”, spiega Fabien Guillemot.

Stampante 3D che stampa pelle umana: può stampare interi organi?

Nel febbraio 2020, Poietis ha avviato studi preclinici con Assistance publique – Hôpitaux de Marsiglia (AP-HM), in vista del primo trapianto di tessuto umano biostampato. “Prevediamo di iniziare gli studi clinici entro 12-18 mesi”, assicurò Fabien Guillemot.

La biostampa 3D si riferisce alla riproduzione di cellule viventi. Questa tecnologia ha visto notevoli progressi negli ultimi anni. Apre la strada ad applicazioni cliniche rivoluzionarie, in particolare nel campo degli innesti cutanei. Sempre nel campo della rigenerazione cellulare, la start-up lionese Healshape sta lavorando alla realizzazione di “impianti rigenerativi”.

Sampante 3D di pelle umana: di cosa si tratta
Sampante di pelle umana viva – Machedavvero.it

Attualmente in fase preclinica, questa tecnica potrebbe essere utilizzata per la ricostruzione del seno dopo mastectomia (asportazione del seno) dopo un cancro.

La tecnica funziona in questo modo: ci sono dei biomateriali che “accolgono” le cellule del paziente prelevate dalle parti adipose. Questo insieme viene poi impiantato nella zona da ricostruire ed entra in contatto con i tessuti viventi. Da lì, le cellule crescono e si moltiplicano al posto del biomateriale. Inizia la ricostruzione del seno.

Per quanto riguarda il trapianto di un organo interamente biostampato, i passi da compiere sono numerosi e molto complessi. Oggi la tecnologia del bioprinting è sufficientemente avanzata per sapere come biostampare quasi tutti gli organi: un cuore, un fegato, ecc.

Ma il grosso problema è rendere funzionali questi tessuti, qualunque sia la loro dimensione: garantire che le cellule rimangano vive, interagiscano tra loro, si sviluppino e svolgano le funzioni previste da loro. Si tratta di trasformare un tessuto vivo ma passivo, in un tessuto vivo e attivo. In altre parole: metterlo in condizione di funzionare nel corpo umano.

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