Gli smartphone svolgono una moltitudine di funzioni diverse, però meglio non esagerare con l’uso quotidiano. L’indagine.
Nel giro di poco più di trent’anni l’evoluzione del cellulare ha reso questo strumento sempre più simile ad un evoluto computer, e per molti oggi farne a meno – per ragioni di lavoro o di studio o per mantenersi in contatto con familiari ed amici – è praticamente impossibile.
C’è chi attende l’uscita dell’ultimo modello di iPhone per sostituire il telefonino che già ha, come chi si affeziona al modello che utilizza da anni e preferisce attendere un grave guasto per cambiarlo ma, in tutti i casi, occhio ad un pericolo nascosto che proprio gli smartphone riserverebbero ai loro possessori. Di che si tratta? Vediamo un recente studio in proposito e la verità che emergerebbe.
Gli smartphone fanno invecchiare prima? Gli studi cinesi sui moscerini della frutta
Ebbene, una ricerca realizzata da un team cinese di scienziati e pubblicata sul giornale scientifico ‘Pnas Nexus‘ proverebbe che l’esposizione prolungata alla luce blu, tipica degli schermi dei dispositivi come gli smartphone, è in grado di velocizzare l’invecchiamento cellulare. I risultati della ricerca scaturiscono da test eseguiti sui moscerini della frutta, tra i soggetti preferiti dai ricercatori per le loro indagini. Detti test indicano che la luce blu a bassa intensità ha modificato le ‘cavie’ dell’esperimento a livello subcellulare, di fatto incidendo sui processi legati all‘invecchiamento e ai ritmi circadiani, ovvero l’orologio biologico che ogni persona ha e che dura circa 24 ore, regolando l’alternanza tra sonno e veglia.
In particolare, Xiaoyun Wang, scienziato della South China Normal University di Guangzhou in Cina, e gli altri scienziati che hanno partecipato agli studi, hanno sottoposto la Drosophila melanogaster (questo il nome ‘tecnico’ dei moscerini della frutta) ad un’esposizione giornaliera alla luce blu a bassa intensità – come quella degli smartphone – per poi valutarne le conseguenze sulla composizione cellulare degli insetti. Il confronto è stato poi fatto con i moscerini allevati nell’oscurità.
Alcuni dettagli che confermano le preoccupazioni degli scienziati
Dal punto di vista prettamente scientifico, la luce blu degli smartphone favorisce la riprogrammazione della N6-metiladenosina (m6A) sotto più aspetti. Infatti i profili Rna dei moscerini maschio di 25 giorni, esposti con continuità alla luce blu, dopo il test erano assai differenti rispetto a quelli degli insetti coetanei – allevati al buio e dunque senza alcuna esposizione alla luce tipica degli schermi led.
Concludendo, la ricerca avrebbe così evidenziato rischi di danneggiamento della funzione neuronale, collegati all’esposizione alla luce blu tipica degli apparecchi tecnologici, e che sarebbero in particolare i tessuti oculari e cerebrali della Drosophila le aree del suo organismo maggiormente interessate da processi, che possono definirsi di ‘invecchiamento cellulare’.
Ecco perché gli scienziati invitano ad adottare un comportamento prudente, e a non eccedere con l’esposizione per molte ore giornaliere alle luci blu degli smartphone e altri dispositivi elettronici.